Tanti gli spunti di discussione emersi al convegno “Sostenibilità nella filiera vitivinicola” tenutosi a Faenza (Ra) nell’ambito del Momevi.

Certificazione, marketing e comunicazione. Di questo si è parlato al convegno tenutosi il 23 marzo scorso in occasione del Momevi, la mostra della meccanizzazione vitivinicola di Faenza (Ra).

Il direttore di AgroNotizie, Ivano Valmori, e moderatore del convegno, ha aperto la giornata dando la parola a Giordano Zinzani, presidente del Consorzio vini di Romagna, che ha affermato: “La sostenibilità è una parola magica che da un po’ di tempo sta sulla bocca di tutti anche se molti non ne conoscono pienamente il significato“.

Successivamente Daniele Gambetti dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della provincia di Ravenna ha invece spiegato il ruolo dell’agronomo nella vitivinicoltura sostenibile.

Dopo i saluti, il microfono è passato al tavolo dei relatori.

Protagonista del primo intervento il Consorzio vini di Romagna che, nato nel 1962 a Faenza, vanta 114 associati, circa 8mila viticoltori e 10 denominazioni gestite.
Il direttore Filiberto Mazzanti, dopo la presentazione dell’ente, ha spiegato quanto il vino sia un’opportunità globale focalizzandosi soprattutto sulla comunicazione. Ha affermato: “Il vino è un’opportunità universale perché la comunicazione non ha più confini“.

A questo proposito il Consorzio ha il compito di distinguersi e comunicare valore in un mercato globale dominato dall’offerta, al fine di posizionarsi per ottenere riconoscibilità. “Sul posizionamento – continua Mazzanti

la sostenibilità ha un peso significativo perché è un valore che rassicura“.

Importante anche il ruolo del marketing che, come ha affermato nel suo intervento Giulio Malorgio dell’Università di Bologna, “Individua e soddisfa le esigenze di un mercato e propone nuovi stili di vita. Educa la clientela all’acquisto e comunica la qualità sostenibile“.

Dopo aver parlato dell’importanza della comunicazione e del marketing, i riflettori si sono accesi sui consumatori, con un focus speciale sugli Stati Uniti.
Americani consapevoli passivi, ma allo stesso tempo confusi. Queste alcune delle considerazioni emerse dalla ricerca Wine Monitor illustrate da Stefano Baldi di Nomisma.
La survey ha scelto come studio gli Usa sia per le dimensioni del mercato e dei consumi sia per i numeri dell’importazione di vini stranieri. Realizzata su un campione di 1.500 consumatori di vino risiedenti negli stati di New York, California e Florida, la ricerca ha dimostrato che il 17% degli intervistati ha visto loghi sostenibili e li ha acquistati.
Lo studio ha inoltre portato alla profilazione del consumatore oltreoceano di vini sostenibili rappresentata dai millennials, di sesso maschile, con reddito e istruzione elevati.
Sui vini sostenibili, gli americani hanno poi affermato che sono poco pubblicizzati e troppo cari, con ripercussioni sugli acquisti.

Tornati in Italia, si è poi parlato della certificazione con Stefano Stefanucci di Equalitas, la compagine sociale che, dal 2015, integra e sviluppa nei concetti e nella sostanza sostenibilità e qualità con l’obiettivo di condividere a livello italiano un approccio unico al settore vitivinicolo basato sui pilastri sociale, ambientale ed economico.
La squadra ha messo a punto la norma Equalitas-Vino sostenibile che permetterà alle imprese vitivinicole di adottare un sistema interno di gestione della sostenibilità, garantendo ai propri clienti un continuo miglioramento dei propri standard di sostenibilità. La norma prevede la certificazione di tre dimensioni produttive: l’impresa, il prodotto finito e il territorio.

Certificazione anche al centro dell’ultimo intervento tenuto da Ettore Capri dell’Università del Sacro Cuore di Piacenza. Focus sul progetto Viva, lo strumento di misura e valutazione della sostenibilità della filiera vitivinicola basato su quattro indicatori:

  • aria, esprime l’impronta climatica di un prodotto;
  • acqua, esprime l’impronta idrica di un prodotto;
  • vigneto, quantifica gli impatti coltura – suolo;
  • territorio, è l’indicatore che comprende tutti gli aspetti sociali.

Dopo aver ascoltato tutti i relatori anche il pubblico ha fatto sentire la propria voce con domande tecniche.
Tra gli spunti di discussione anche le preferenze dei consumatori italiani che, a differenza di quelli americani, scelgono qualità sensoriali e territoriali.

Il discorso conclusivo è spettato a Carlo Malavolta del Servizio agricoltura sostenibile della Regione Emilia Romagna.

Edizione 2017, bilancio positivo

Grande interesse per il convegno e anche per la fiera che nel doppio appuntamento faentino, Maf e Momevi, ha visto oltre 11mila visitatori e oltre un centinaio di espositori da tutta Italia che hanno messo al centro le novità in fatto di macchine agricole.

Soddisfazione arriva dagli organizzatori, in primis Fiera di Faenza e Polo di Tebano, che fin dal primo momento hanno sostenuto il rilancio della fiera.
L’appuntamento fieristico si sta specializzando sempre di più, ed è questo l’elemento di apprezzamento da parte di chi ha preso parte alla manifestazione – afferma Claudia Lugli, di Blu Nautilus, che cura l’organizzazione dell’evento – Gli espositori, anche quelli provenienti da altre regioni, hanno valutato positivamente la qualità dei contatti e il numero di vendite e contrattazioni, a dimostrazione di una fiera che ha saputo guadagnarsi un proprio spazio nel comparto della meccanizzazione agricola. Molto partecipata anche la parte convegnistica a testimonianza di come Maf e MoMeVi sia un evento anche di contenuti“.

di Ilenia Caleca

Agronotizie