1. Perché era così importante arrivare ad avere uno standard unico?

In questi anni si è molto parlato di sostenibilità, con accezioni differenti, con marchi diversi ma soprattutto con connotazioni tecniche estremamente diversificate. Tutto questo ha creato una notevole confusione sul mercato e ha impedito alle imprese di identificarsi in un approccio alla sostenibilità unitario e rappresentativo del settore vitivinicolo italiano. Parallelamente il consumatore non ha avuto, e non ha tuttora, modo di comprendere appieno le differenze fra i diversi sistemi che sono stati proposti; di conseguenza  la comunicazione (ma anche gli sforzi sostenuti dalle imprese) risulta inefficace ed inefficiente.

Su queste considerazioni è stata avviata una profonda riflessione in seno alla filiera vitivinicola, coinvolgendo le rappresentanze del settore.  Tutti insieme si è convenuto rispetto all’esigenza di un modello di sostenibilità condiviso, che fosse rappresentativo del settore vitivinicolo italiano, coerente con la definizione di sostenibilità nella sua accezione più ampia (ovvero sociale, ambientale ed economica), e che potesse essere riconosciuto anche a livello internazionale. Nasce quindi Equalitas, un movimento di stakeholder che ha l’obiettivo di aggregare le imprese del settore vitivinicolo per una visione omogenea e condivisa della sostenibilità ma che allo stesso tempo intende dare garanzie a consumatori e stakeholder rispetto alla correttezza, all’oggettività e alla verificabilità dei requisiti definiti attraverso la certificazione di parte terza.

Una volta scelto l’approccio alla sostenibilità è stato necessario tradurre principi generali in parametri oggettivi, verificabili e misurabili, specificamente sviluppati per il settore vitivinicolo e le sue produzioni. Lo standard sviluppato raccoglie l’eredità di Expo e– forse per la prima volta in Italia – vede un atteggiamento ed un approccio aggregante e proattivo della filiera vitivinicola nazionale: una filiera che anziché subire passivamente le diverse richieste da parte del mercato su uno o più requisiti di sostenibilità, fa “rete” creando un modello italiano da esportare e far riconoscere nel mondo. Grazie ad Equalitas quindi, per la prima volta il mondo del vino -coeso- si dota di regole in materia di sostenibilità e ambisce a farle riconoscere a livello istituzionale, oltre che ai mercati internazionali.

“Si tratta di un passaggio semplice quanto ambizioso: essere il primo paese esportatore di vino ed affermarsi al contempo quale leader nella proposta di un modello unico e trasparente di gestione e comunicazione della sostenibilità del vino, moderno nei contenuti e pronto a far crescere la cultura della sostenibilità sia tra i produttori sia tra i consumatori” afferma il presidente di EQUALITAS, Riccardo Ricci Curbastro.

Lo standard SOPT una volta adottato dalle aziende italiane e riconosciuto dalla GdO nazionale ed internazionale, eviterà non solo il moltiplicarsi di richieste e obblighi per le imprese italiane, ma, permetterà loro di porsi sui mercati internazionali senza farsi concorrenza l’un l’altro su minime differenze valoriali, con un modello di sostenibilità ad alto valore aggiunto rappresentativo del saper fare italiano e della viticoltura italiana. Un modello unico e quindi più forte!

  1. Come sono confluiti i progetti sulla sostenibilità preesistenti e i risultati del Forum sulla sostenibilità nel nuovo standard?

Lo standard SOPT parte da una valutazione attenta di quanto esistente in materia di sostenibilità non solo a livello italiano (in particolare con Tergeo e il Forum per la sostenibilità) ma anche internazionale: FIVS (International Federation of Wines and Spirits), Wine PEF Pilot, lavori scientifici, standard volontari, linee guida non solo nel settore vitivinicolo ma anche in altre tipologie di prodotto es. the, caffè, cioccolato, soia, pesce etc.

I requisiti sono stati definiti attraverso un percorso di condivisione che ha coinvolto in una fase preliminare oltre 4.000 aziende attraverso questionari allargati, che sono stati via via rifiniti e dettagliati con un confronto diretto con oltre 500 aziende vitivinicole, espressione di tutte le anime della filiera: piccoli e medi produttori, cooperative, grandi aziende vinificatrici e imbottigliatrici.

Nel lungo lavoro di definizione dello standard che ha coinvolto tecnici, accademici che da anni si occupano di viticoltura e sostenibilità e da rappresentanti del mondo delle imprese (poi confluiti in un Comitato Scientifico in seno a Equalitas che ha la responsabilità di assicurare la solidità tecnico – scientifica dello standard), si è cercato di raccogliere il meglio delle esperienze realizzate a livello internazionale, integrando le parti ritenute carenti o assenti con l’obiettivo di affrontare tutti i pilastri della sostenibilità ma prevedendo requisiti specificamente tarati sulla filiera vitivinicola e al meglio delle attuali conoscenze e competenze in materia di sostenibilità.

Un percorso inclusivo quello intrapreso, nel quale sono state accolte tutte le istanze in materia, dalla lotta integrata al biologico fino alla viticoltura di precisione, dalla gestione delle emissioni di gas serra al controllo di acqua e biodiversità lungo la filiera, dalla gestione dei contratti di lavoro a formazione e ricerca, fino a toccare tematiche economiche di tutela del patrimonio aziendale, solo per citarne alcune.

Lo standard considera quindi le esigenze dei consumatori e delle aziende. I primi vogliono vini buoni ma anche certezze quando si parla di sostenibilità; le seconde hanno necessità di uno strumento in grado di trasferire all’esterno con immediatezza e semplicità il proprio impegno su questo tema fondamentale. Equalitas – lo dice il nome stesso – fa partire tutti dallo stesso livello e con le stesse regole, e offre per questo una cornice trasparente di sostenibilità competitiva, all’interno della quale ogni azienda dipingerà il quadro secondo il proprio stile e la propria sensibilità.

  1. Che differenza c’è tra lo standard Equalitas e le altro norme ambientali (es. ISO 14001) o di responsabilità sociale certificabili?

Lo standard Equalitas “SOPT – Sostenibilità della Filiera Vitivinicola: Organizzazioni, Prodotti, Territori” è uno standard volontario certificabile che permette di certificare prodotti, aziende e territori sostenibili. La certificazione da parte di un ente terzo è propedeutica alla concessione del marchio da parte di Equalitas, marchio che può essere utilizzato direttamente sui prodotti diventando pertanto uno strumento di riconoscimento da parte del consumatore.

Ad oggi infatti non esiste una norma ISO (o UNI) che consenta di certificare la sostenibilità specificamente per il settore vitivinicolo. Lo standard SOPT è invece il primo standard, specificatamente studiato per il settore vitivinicolo, che definisce la sostenibilità secondo i tre pilastri: sociale, ambientale ed economica. Per ciascun pilastro sono stai definiti requisiti (verificabili e misurabili) e sono stati previsti indicatori ambientali (biodiversità, carbon footprint e waterfootprint).

I requisiti sono stati definiti per ciascuna tipologia di operatore della filiera e per ciascun pilastro: pratiche di lavorazione agricole, di cantina, di imbottigliamento / condizionamento, pratiche sociali, economiche, ambientali e di comunicazione.

Si tratta quindi di una visione olistica della sostenibilità, che non trova riscontro in nessuna delle norme disponibili sul mercato, e non riferibile ad un solo requisito come spesso accade con le norme di sistema e/o di prodotto di cui normalmente si parla.

In generale le norme attualmente a disposizione gestiscono e normano solo alcuni requisiti di sostenibilità oltre a non essere specifiche per il settore vitivinicolo.  A titolo esemplificativo, ad esempio le norme gestionali come la ISO 14001, la ISO 50001, la OHSAS 18001, trattano rispettivamente del sistema di gestione ambientale, dell’energia, della sicurezza sui luoghi di lavoro, ma ciascuna norma è limitata al proprio campo di applicazione e non “contempla” gli altri requisiti che appartengono alla sfera più ampia della sostenibilità.

Anche sul fronte sociale esistono standard come la SA 8000 che però affronta il tema dei diritti dei lavoratori ma non prevede in alcun modo requisiti ambientali.

Anche in relazione a standard di prodotto come la ISO 14067 – Carbon footprint o della ISO 14046 – Waterfootprint di prodotto si tratta di norme specifiche, la prima per il solo calcolo delle emissioni di CO2 in atmosfera, la secondadell’impronta idrica,ma che non tengono in alcun modo in considerazione altri parametri di sostenibilità come la gestione dei lavoratori, la regolarità dei contratti di lavoro, la gestione della filiera etc.

  1. Qual è al momento attuale il riconoscimento di questa certificazione a livello internazionale?

Equalitas nasce nel 2015 e lo standard è stato presentato in occasione di Vinitaly 2016. Ad oggi sono una quindicina le aziende interessate alla certificazione e si prevede che possano essere certificate entro l’anno.

Stiamo lavorando quindi per ottenere da un lato il riconoscimento da parte del MIPAAF, e dall’altro stiamo lavorando con la GdO nazionale ed internazionale e con i Monopoli affinché lo standard SOPT possa essere il riferimento riconosciuto in materia di sostenibilità.

L’auspicio adesso è che lo straordinario lavoro di sintesi fatto in seno alla filiera vitivinicola giunga ad un riconoscimento istituzionale e ad un riconoscimento da parte della GdO.

  1. Qual è l’iter a cui va incontro un’azienda o organizzazione che vuole aderire e certificarsi?

L’azienda interessata a certificarsi come azienda sostenibile e/o certificare prodotti come “vino sostenibile” può inoltrare richiesta a support@equalitas.it. Sulla base delle caratteristiche dell’azienda e della filiera viene formulata un’offerta economica per l’utilizzo dello standard e del relativo logo e un’offerta di certificazione da parte degli organismi di certificazione qualificati da Equalitas.

La verifica di certificazione viene effettuata dopo che l’azienda ha implementato un sistema di gestione della sostenibilità secondo lo standard SOPT e in base al tipo di certificazione richiesta (Azienda sostenibile “Corporate” o Prodotto Sostenibile “Prodotto”).

A seguito del superamento della verifica di certificazione da parte dell’organismo di certificazione incaricato viene rilasciato il certificato di conformità che è propedeutico alla concessione del marchio da parte di Equalitas.

Annualmente sono previste verifiche di sorveglianza volte a verificare il mantenimento dei requisiti e il miglioramento.

L’accesso allo standard è graduale e prevede l’applicazione del 100% dei requisiti maggiori, del 30% dei requisiti minori e del 10% delle raccomandazioni nell’arco dei tre anni di validità del certificato di conformità. Anche gli indicatori ambientali devono essere calcolati nell’arco del triennio. È l’azienda quindi che sceglie la gradualità di applicazione dei requisiti e degli indicatori applicabili ogni anno in un progetto e un percorso di medio termine, tagliato su misura, in materia di sostenibilità.

L’obiettivo ultimo dello standard è permettere agli operatori della filiera vitivinicola di aumentare il livello di consapevolezza in materia di sostenibilità e quindi di avviare un percorso di miglioramento continuo (delle organizzazioni, dei processi e dei prodotti) rispetto alla più ampia definizione di obiettivi di sostenibilità economica, ambientale e sociale riconosciuta a livello internazionale.

  1. Cosa significa una certificazione come Equalitas applicata a un territorio? 

La certificazione territoriale rappresenta una ulteriore sfida che Equalitas ha inteso raccogliere. Il vino è espressione del territorio: un buon prodotto proviene da un buon territorio. Un prodotto sostenibile non può prescindere da un territorio sostenibile. Per questa ragione Equalitas ha previsto di certificare non solo le aziende e i prodotti ma anche i territori. La certificazione territoriale vede nei consorzi di tutela riconosciuti i soggetti gestori del territorio, in grado di definire una strategia per la corretta gestione della viticoltura nel contesto socio – economico in cui si sviluppa e nel pieno rispetto del paesaggio e della comunità locale. Per ottenere la certificazione territoriale il Consorzio di Tutela assicura la conformità allo standard Equalitas – modulo territoriale – su almeno il 51 % della superficie agricola destinata alla DO con particolare riferimento ai requisiti connessi alla fase agricola, quindi Buone pratiche agricole, socio-economiche, di comunicazione e prevedendo una interazione ed uno scambio molto forte fra produttori e comunità locale.