Il 10 Febbraio 2022, il Direttore di Equalitas Stefano Stefanucci è intervenuto alla conferenza organizzata da BRCGS “Food Safety Europe 2022” durante il confronto dedicato a “Ethics and Food Safety: Aligning ethical trade and food safety goals and moving beyond compliance”.

Il dibattito si è focalizzato sui seguenti punti:

1.Definire la propria politica/codice etico – Quali sono le considerazioni da fare?

2.Bilanciare gli aspetti etici e di sicurezza alimentare nell’uso dei rifiuti alimentari, degli imballaggi e dell’acqua

3.Considerazioni e sfide nello sviluppo di una catena di approvvigionamento etica

4.Delineare il panorama degli standard etici: quali sono i diversi standard e cosa comportano?

5.Audit: è possibile combinare audit etici e audit sulla sicurezza alimentare? Come si garantisce la conformità?

6.Cosa significa andare oltre la conformità e stabile un’etica aziendale?

Nel corso del dibattito sono stati affrontati diversi temi che hanno portato risposte e riflessioni interessanti. Ecco alcuni pensieri e commenti del Direttore Stefano Stefanucci:

D: Il mondo delle certificazioni etiche è molto ampio e non sempre è evidente per le aziende quale scegliere. Cosa si può dire a riguardo?

R: Sì, ce ne sono molti e la maggior parte sono affidabili. L’obiettivo degli stakeholders dovrebbe essere il mutuo riconoscimento. Inoltre, ritengo sia più necessario qualcosa che metta insieme tutte le questioni in una definizione ampia e condivisa di sostenibilità.

L’approvvigionamento etico nelle filiere non può essere legato solo all’etica del lavoro; è necessario un approccio più moderno legato anche all’ambiente e alla sicurezza alimentare. Non bisogna più sviluppare progetti a compartimenti stagni.  

D: Se i consumatori guideranno il cambiamento richiedendo di più da noi sulla sostenibilità, come faranno a capire cos’è realmente sostenibile se non possiamo comunicare cosa significa approvvigionamento sostenibile o sostenibilità?

R: Chi guida il mercato (difficilmente sono i consumatori a farlo) dovrebbe decidere se riconoscere e appoggiare quei programmi (basati sull’autovalutazione e non affidati a enti terzi) che coinvolgono molti membri con l’obiettivo di influenzare il settore di interesse, oppure se vogliono aiutare i consumatori a trovare quei prodotti quantitativamente e qualitativamente più sostenibili, attraverso il rispetto di standard prestabiliti. Questa è la vera domanda, almeno nel settore vitivinicolo, specialmente poiché tutti i principali programmi (in California, in Italia e in altri paesi) con i maggiori budget sono basati sui processi; mentre, tutti i programmi più completi con requisiti migliori rimarranno ancora a lungo quelli con meno membri. Non siamo lontani dal raggiungere una visione condivisa della sostenibilità in ambito vitivinicolo, ma c’è ancora una grande differenza su quanto siano rigorosi i requisiti dei diversi standard.

Ci tengo a elogiare il lavoro svolto dai monopoli dei paesi scandinavi, in particolare la Svezia, che dal 2019 ha deciso di condurre uno studio con l’obiettivo di analizzare tutti i principali progetti di sostenibilità, in modo da essere in grado di distinguere quali programmi sono progettati per migliorare il settore in generale e quali si basano su certificazioni di parte terza e affrontano tutti e tre i pilastri della sostenibilità.

C’è uno studio e una strategia dietro ciascuno di questi programmi, ma abbiamo bisogno di capire che sono diversi l’uno dall’altro.

D: È più importante l’approvvigionamento etico o la sicurezza alimentare? C’è un rischio che i requisiti riguardanti la sicurezza alimentare vengano trascurati?

R: È bene ricordare che in primo luogo, una buona iniziativa di sostenibilità dovrebbe comprendere etica, economia, qualità ambientale e sicurezza alimentare. Non è così comune o almeno non è specificato in molti progetti di sostenibilità che è solo il giusto equilibrio tra i vari pilastri che da un resoconto completo sulla sostenibilità dell’azienda. Dovremmo cercare il giusto equilibrio. Vi riporto un esempio: anche se non obbligatorio per legge, molte cantine usano sciacquare le bottiglie prima di riempirle. Se una cantina sceglie di non risciacquare le bottiglie, mettendo così a rischio la sicurezza del prodotto, la sua impronta idrica sarà migliore e, secondo alcuni progetti di sostenibilità, la cantina sarà considerata più sostenibile, anche se ha aumentato il suo rischio di sicurezza alimentare. Solo se hai un buon legame tra le varie pratiche aziendale, un cattivo atteggiamento (ovvero il non risciacquare le bottiglie) verrebbe scoraggiato. È possibile quindi limitare gli attriti tra i diversi pilastri mettendo insieme le varie connotazioni di sostenibilità con requisiti ben strutturati.