Riccardo Ricci Curbastro interviene alla presentazione dell’Annual Report 2021 di Valoritalia: dei tre pilastri della sostenibilità, oggi più che mai quello sociale diventa sempre più importante. Dobbiamo riempire di contenuto la parola sostenibilità – Si è tenuta a Villa Laetitia, in Roma, la presentazione dell’Annual Report 2021 di Valoritalia, un documento con cui l’organismo leader nella certificazione vitivinicola in Italia intende divulgare ai media, ai Consorzi, alle imprese vitivinicole e agli operatori del settore le principali indicazioni di carattere statistico sul vino italiano di qualità e le Denominazioni d’Origine. Nell’anno difficile segnato dalla pandemia (2020), e nonostante le difficoltà operative nei controlli, sono state circa 11.000 le verifiche effettuate da Valoritalia in campo e in cantina su 229 DO certificate – il 57% di quota della produzione nazionale DOP-IGP – e 5.000 diverse tipologie di vino. Si parla di un totale di quasi 2 miliardi di bottiglie certificate a DO-IG nel 2020 (+1% sul 2019), 8 miliardi di valore, circa 100mila operatori inseriti nel sistema di controllo. A queste cifre occorre aggiungere l’attività di verifica compiuta sui numerosi operatori certificati “green”: 2.085 in possesso di certificazione bio, 4.205 per produzione integrata, 52 aziende sostenibili certificate Equalitas, 8 certificate Viva, 11 aziende certificate con altri standard. Intervenendo all’evento di presentazione del report – e commentando i dati sulle DO introdotti dal Presidente di Valoritalia Francesco Liantonio e illustrati dal DG Giuseppe Liberatore, nonché gli esiti di un’indagine commissionata a Nomisma sul percepito della sostenibilità tra i consumatori e le aziende – Riccardo Ricci Curbastro ha compiuto un excursus sulla genesi e l’evoluzione dello standard Equalitas, basato sui tre pilastri ambientale-sociale-economico. Ad oggi, sono 215 le aziende certificate o in procinto di concludere il processo di verifica. Il Presidente di Federdoc ed Equalitas ha ricordato come, sebbene in generale sia il fattore ambientale quello maggiormente associato dal consumatore alla parola sostenibilità, la dimensione sociale sta assumendo via via maggiore importanza, soprattutto nella percezione dei wine lover di alcuni mercati (Nord Europa e Canada). Il concetto di sostenibilità oggi è sulla bocca di tutti, ma onde evitare che perda di significato occorre riempirla di contenuti. Lo standard         Equalitas è nato proprio per rispondere a tale esigenza, ponendosi sin dall’inizio l’obiettivo di elaborare un indice complesso, capace di valutare e misurare compiutamente i tre aspetti della sostenibilità in maniera olistica. Il futuro del vino, in definitiva, è proiettato verso la sostenibilità e il sistema dei Consorzi italiani, facendosi promotore della creazione di uno standard evoluto, si è mosso con sollecitudine nell’ottica di consentire alle aziende vitivinicole di cogliere una grande opportunità, dotandole di uno strumento che, come si evince anche dall’indagine Nomisma, potrebbe diventare un “must” nell’elaborazione di future strategie aziendali e di mercato. Per l’Osservatorio Nomisma-Valoritalia, infatti, 9 aziende su 10 hanno intenzione di adottare almeno una nuova certificazione entro i prossimi 2 anni, e il vino sostenibile è quello su cui ricade il maggior interesse.