Piantiamo il vigneto di domani
Trent’anni fa una parte dell’Italia del vino aveva appena iniziato ad acquisire la consapevolezza che ogni vino potesse essere un vino di qualità. Da lì in avanti ci sono stati passaggi successivi sul piano ideologico. La viticoltura in tutto il paese è cambiata, e già negli anni Novanta si è avvertita la necessità di puntare sul biologico. Oggi questi concetti sono chiari a produttori e consumatori, ma da più parti si sentiva il bisogno di un ulteriore passo avanti. E così Gambero Rosso, Unione Italiana Vini, Federdoc, Csqa e Valoritalia hanno fatto propria l’esperienza del Forum per la Sostenibilità in Vitivinicoltura, e sotto la guida di un comitato scientifico presieduto da Attilio Scienza s’è fatta una sintesi di una serie di esperienze di successo, come quelle di Salcheto e di Tergeo, per citarne solo due. Da questo lavoro è nato uno standard che è già operativo, Equalitas, che può già certificare la cantina o il prodotto, e che presto potrà certificare il territorio, il distretto vinicolo. Equalitas propone un modello di sostenibilità approcciata secondo i pilastri sociale, ambientale ed economico, è unico per tutto il settore vitivinicolo italiano, è condiviso fra i rappresentanti della filiera e si propone ai mercati internazionali in modo proattivo. Lo standard “Equalitas – Vino sostenibile” è volontario e risponde a una serie di parametri ben misurabili: biodiversità, consumi, impronta carbonica, gestione fitosanitaria, ma anche interazione con le comunità locali e quindi impatto sociale delle aziende. Abbiamo pensato ai consumatori e a chi il vino lo produce, insomma. I primi vogliono vini buoni ma anche certezze, quando si parla di sostenibilità; chi produce aveva necessità di uno strumento in grado di raccontare con immediatezza e semplicità il proprio impegno su questo tema fondamentale. Si tratta di una iniziativa privata che ha un grande valore pubblico. Equalitas è uno standard che aspira ai riconoscimenti internazionali, UNI, EN e ISO, ed è la risposta al desiderio di un produttore di vino di esprimere al massimo la qualità lasciando il territorio intatto alle generazioni future. Questa operazione è già stata presentata ai grandi buyer internazionali, ai monopoli di stato e alle grandi catene internazionali, suscitando grandissimo interesse. Aziende e vini certificati sostenibili per i buyers saranno sempre più preferiti agli altri. Noi italiani abbiamo un’immagine di leadership qualitativa nel panorama vitivinicolo mondiale, in condominio con i cugini francesi, ma va detto che su questo profilo siamo molto più avanti. E siamo anche nel momento di uno snodo epocale. Finora ogni azienda ha operato nel suo ambito, anche positivamente, magari acquisendo certificazioni sull’impronta carbonica o sul biologico, ma ora è il momento di fare un passo avanti, ed entrare in una dimensione in cui l’azienda dialoga in maniera fattiva con le aziende che le stanno intorno, informandole delle procedure adottate in campagna, e questo per fornire e ricevere stimoli che facciano crescere tutto il territorio. È questo lo spirito di Equalitas. Una spinta che non è nata per un volere di una singola associazione o imposta dal governo. Sono stati i produttori stessi che hanno sentito quest’esigenza, e si sono cercati per portare avanti un discorso ormai ineludibile. È il terzo gradino, dopo quello della qualità e quello della diffusione delle produzioni biologiche, ed è quello che consacrerà la nostra enologia a livello internazionale. Soprattutto è un sistema aperto e accessibile, al cui vertice c’è un comitato scientifico, che lo farà crescere nel tempo per renderlo sempre più aderente alle richieste dei consumatori e del mercato, che evolverà di pari passo con le conoscenze scientifiche. È un progetto nuovo, che ingloba i progetti precedenti per rispondere alle domande di oggi ma anche a… quelle di domani. Il mercato non vuole solo un vino buono. Vuole un prodotto che sia in armonia con l’ambiente e la società. Noi raccontiamo nel mondo il vino italiano attraverso delle storie, in cui parliamo del territorio, del patrimonio artistico, della famiglia che gestisce l’azienda, di tradizioni secolari, e da italiani in questo siamo bravissimi… Ma lo “storytelling” oggi non basta più. Dobbiamo integrare questo racconto con dei valori. Il consumatore vuole certezze, vuole toccare con mano e verificare in base a standard riconosciuti. E la certificazione di sostenibilità è un modo per dire che quella del vino italiano non è solo una storia bella, ma è anche vera…
Riccardo Ricci Curbastro
PRESIDENTE DI EQUALITAS
Presentazione-Equalitas-alla-premiazione-Gambero-Rosso-28-10-2016