Zanette: «Non possiamo limitarci a buone pratiche e rispetto delle norme. L’obiettivo è la sostenibilità e lo stop all’uso di queste sostanze sarà obbligatorio. Vogliamo che la nostra gente sia orgogliosa di noi»

Non era certo fuorilegge, come dimostravano le analisi. E aveva reagito con forza alla valanga di critiche giunte dopo che la trasmissione “Report”, in autunno, aveva accusato i vignaioli trevigiani e veneti di abusare di pesticidi e fitofarmaci, inquinando case e scuole vicine e suscitando le proteste dei residenti. Ma il Prosecco, il nuovo oro giallo che segna record economici continui (+14% di export nei primi nove mesi dell’anno scorso), vuole essere un vino senza macchia. E, come ha già annunciato da tempo, vuole scalare anche il trono della sostenibilità ambientale, visto che come noto mira anche a vedere inserite nella Lista del patrimonio mondiale dell’Unesco le sue verdi colline di vitigni (ne ha aggiunti altri 3mila ettari l’anno scorso, tra Veneto e Friuli). E quindi il presidente Stefano Zanette del consorzio Prosecco DOC ha lanciato l’anatema: «Via i fitofarmaci dal Prosecco».

CAMBIA LA REGOLA. È sempre più un riferimento nel mondo dell’industria, la sostenibilità. Ed è quindi naturale che diventi «imprescindibile per l’agricoltura a tutti i livelli, da quello locale a quello internazionale, dalla produzione ai consumatori», ha spiegato nei giorni scorsi Zanette davanti a stampa e tv per annunciare Come ti cambio una DOC”. L’obiettivo, ha spiegato il presidente del consorzio, è «giungere nel più breve tempo possibile ad una certificazione che attesti dapprima la sostenibilità del prodotto, quindi dell’intera denominazione Prosecco». E quindi servono regole «chiare, coerenti e soprattutto praticabili non solo dal punto di vista tecnico ma anche economico e culturale».

IL NUOVO MODELLO. Quello che il consorzio vuole è «non limitarsi alle buone pratiche agricole (comprendendo anche il biologico e la lotta integrata), ma includere anche le buone pratiche socio-economiche». E quindi costruire «un modello capace di favorire il confronto con le comunità locali, al fine di promuovere e far meglio comprendere l’importanza delle operazioni di sostenibilità, adottate in un’ottica di miglioramento continuo». Belle parole? Sì, ma anche fatti. «Sulla base di questo presupposto, consapevole dello sforzo che il sistema produttivo del Prosecco sarà chiamato ad affrontare – ha dichiarato Zanette – comunico che con la pubblicazione del nuovo “Vademecum viticolo 2017” andremo ad eliminare le principali molecole oggetto di dibattito: Glifosate, Folpet e Mancozeb». È una svolta epocale. Sono, come detto, fitofarmaci ammessi dalla legge, ma «sembrano essere diventate fonte di preoccupazione sia per le popolazioni residenti che per i consumatori. Mi impegno affinché il divieto all’utilizzo di questi principi attivi risulti cogente, ovvero obbligatorio per tutti i produttori della nostra Denominazione». Perché, fa notare Zanette, oggi l’immagine conta quanto la realtà e «di fronte al disagio di una comunità alla quale apparteniamo ci spetta far sì che la gente sia orgogliosa e felice di vivere nelle terre del Prosecco, facendoci carico anche di quell’esiguo 3% della popolazione che, sulla base di una recente ricerca, vede nella viticoltura una minaccia più che un’opportunità».

PLAUSI POLITICI. Arrivano i plausi della politica. Simone Scarabel, consigliere regionale M5s: «Questo provvedimento si avvicina al nostro progetto e rappresenta un primo passo importante verso la produzione biologica». E si augura ci siano controlli severi e che ora si agisca anche nella più ristretta e pregiata zona del Prosecco DOCG. Più critico il consigliere Andrea Zanoni (Pd): «L’uso di pesticidi di sintesi nelle vigne per la produzione di Prosecco va progressivamente eliminato puntando al biologico, e lo deve imporre la Regione con legge. Non possiamo fare solo affidamento su forme di autodisciplina dei Consorzi: le loro buone intenzioni sono sì importanti, ma non sufficienti». E l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin (Lega) rilancia verso Roma: «Ho appreso con estremo favore questa notizia» perché quelli che saranno eliminati sono «tra i principi attivi dei fitofarmaci più discussi. Sarebbe bello che tale sensibilità venisse recepita anche a livello statale in una vera e propria normativa con cui i fitofarmaci fossero eliminati definitivamente. Ma in attesa auspico che la medesima decisione sia presa anche dal Consorzio di Tutela del Prosecco DOCG. Un prodotto di qualità infatti si misura anche da questo».

Fonte: Il Giornale di Vicenza · 01 marzo 2017 · Piero Erle